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Neonato ad alto contatto: il babywearing è il tuo alleato!

  • Categoria dell'articolo:babywearing / Maternità
  • Tempo di lettura:10 minuti di lettura

Te lo dico subito: quando hai un neonato ad alto contatto il babywearing è una vera e propria salvezza. Non solo per il solito discorso delle “mani libere” quanto per la tranquillità, e la risposta al bisogno di sicurezza e calore dei tuoi piccini. C’è anche da dire che, tutti i neonati possiamo definirli ad alto contatto: si tratta di un bisogno primario fondamentale.

Ecco perché, quando, ancora oggi, mi capita di sentire la parola vizio, o capriccio, mi rendo conto che noi professioniste del babywearing dobbiamo puntare sempre a dare informazioni corrette a quante più famiglie possibili.

In braccio lo vizi!

“In braccio lo vizi!” Quante volte hai sentito questa stessa frase? A una prima lettura questa affermazione potrebbe apparire una situazione anacronistica, quasi d’altri tempi, eppure è ancora una cosa che sentiamo dire troppo spesso. E quando proviamo dire che come ogni piccino, abbiamo un neonato ad alto contatto, la situazione non migliora affatto.

Capriccio, vizio, prenderlo in braccio: è come un’immagine di madre che nel rispondere ai bisogni del proprio bambino porterebbe ad instaurare una forma di dipendenza tossica. Siamo sicure che sia proprio così? In questo articolo vorrei portarvi con me in un vero e proprio percorso di scelta, che ha inizio con l’indossare il proprio bambino per giungere all’indipendenza.

Indipendenza? Ho proprio parlato di indipendenza, che nulla avrebbe a che fare con il 4 luglio a stelle e strisce, ma alla capacità di operare in assoluta autonomia, che ogni bambino potrà sviluppare nel suo percorso di crescita individuale. 

Per poter arrivare a tutto questo ho volutamente scelto il babywearing che, attraverso il contatto, è in grado di dare adeguate risposte ai bisogni dei miei figli. 

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Neonato ad alto contatto vs babywearing: indipendenza assicurata

Ne sono così convinta che oramai è scontato, per me, sapere che il mio petto sia il posto a cui loro appartengono e l’unico luogo in cui si sentiranno al sicuro. Arrivare a questa forma di consapevolezza genitoriale non è stato un percorso facile, e gli alti bassi del mio umore hanno prodotto con il tempo un’infinità di mal di pancia. 

E capisco benissimo tutti quei genitori che a fronte della scelta di un primo supporto porta bebè entrano in una spirale di emozioni miste a dubbi, perplessità che generano immancabilmente mille domande. In rete, tra gli amici e i conoscenti si trovano informazioni a centinaia e spesso contrastanti tra loro (se cerchi un supporto professionale scopri come ti posso aiutare con le mia consulenze babywearing personalizzate). 

Ricevo spesso messaggi di mamme e papà che mi spiegano come abbiano rinunciato del tutto a portare in fascia per paura di essere giudicati cattivi genitori, che stanno viziando i propri figli. Vi svelo un grande segreto non segreto: i bambini non sono piccoli tiranni che sono venuti al mondo per fare dei dispetti agli adulti. Se ben ci pensate non lo hanno scelto loro di farlo. Sono arrivati quando noi adulti lo abbiamo voluto, desiderato e rispondiamo ai loro bisogni naturali primitivi in ogni momento. Li nutriamo quando hanno fame, rispondiamo con il sorriso quando emettono versetti teneri e accogliamo il loro desiderio di dormire quando partono con uno sbadiglio a bocca aperta. 

Il contatto è la risposta ad una richiesta di uno specifico bisogno

È una questione di istinto di autoconservazione e non si tratta di un vizio, a cui con il tempo ci si abitua. A limite è il contrario: ovvero un feto per nove mesi all’interno della cavità uterina è protetto dai rumori esterni, dalla luce ed è avvolto in uno spazio. In questo lasso di tempo ha conosciuto solo un ambiente e di esso ne avrà sempre memoria che una volta al mondo si aspetterà di poterlo trovare. 

Il contatto fa parte dell’aspettativa biologica del bambino. Nasciamo con la consapevolezza che soli non potremmo sopravvivere e per questo andremo a cercare il continuo contatto con l’adulto. Si aspetta di essere nutrito, cambiato e portato all’aria aperta allo stesso modo si aspetterà  il contatto con il corpo della madre. 

Hai mai pensato a quanto sia importante la pelle di ognuno di noi? Si la pubblicità e le riviste di moda ci rimandano a creme, cremine e sieri della giovinezza per gli adulti, o a morbidi sederini senza rossore per i nostri bambini. 

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A volte diamo per scontato l’importanza della pelle che oltre ad essere il nostro limite corporale, che ci protegge e ci avvolge, è a tutti gli effetti la nostra identità psichica. Non per altro quando abbiamo una sensazione spiacevole siamo soliti dire che ci sono venuti i brividi lungo la schiena. 

L’ossitocina

E non solo! Siamo essenzialmente comandati dagli ormoni, e grazie ad essi, determiniamo parte delle nostre azioni, scelte e comportamenti di vita. Uno di questi ormoni, l’ossitocina, viene rilasciata proprio dal contatto e sull’organismo umano porta ad avere enormi benefici. Da grandi come da piccoli. E ci sarà un motivo per cui viene chiamato l’ormone dell’amore, no? 

L’ossitocina abbassa i livelli di ansia, paura e stress a qualsiasi età e in particolare se parliamo di neonati sarà attraverso il contatto con la madre a poter riportare quelle sensazioni provate quando ancora si era nell’ambiente intrauterino. Le tre risposte ai bisogni di qualsiasi neonato ad alto contatto (cioè tutti) sono: 

  • il contatto;
  • il movimento del corpo della mamma;
  • il suo battito cardiaco.

E volete sapere quale pratica li soddisfa tutte e tre?

Il babywearing

L’utilizzo di una fascia, un mei tai, o un marsupio ergonomico, crea una base sicura e protetta, che permetterà al nostro bambino di potersi avventurare nel mondo con fiducia e senza aver paura. Ben sapendo inoltre, che potrà tornare tutte le volte che ne sentirà l’esigenza, o quando lo smarrimento è troppo forte da poter essere affrontato da solo. 

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Il babywearing è una pratica antica, che risale a tanti di quei secoli passati che cercarne il punto in cui ebbe inizio porterebbe a perdere tempo e a non capirne i reali benefici. Ci limitiamo ad oggi, al presente e a come il portare il proprio bebè fatichi ancora a farsi largo tra i neo genitori che si ritrovano a dover combattere con una cultura concentrata a porre uno spazio tra le persone che a crearne un contatto. E pensare che avere con sé il proprio bambino avvolto magari in una fascia  porterebbe ad  avere innumerevoli benefici come:

  • rispettare la naturale fisiologia del corpo, portando a uno sviluppo corretto dello stesso e a sviluppare l’equilibrio;
  • consente una termoregolazione in situazioni considerate normali, o in quei momenti che necessitano di maggiori attenzioni e cura come ad esempio in caso di febbre;
  • permette di calmare il neonato, che cullato dal ritmo del cuore della mamma o del papà si sentirà al sicuro e protetto;
  • favorisce l’allattamento al seno (sai che sono anche consulente allattamento?) grazie alla stimolazione degli ormoni come prolattina e ossitocina;
  • rafforza il legame tra neonato e genitore e permette a quest’ultimo di avere maggiore libertà di movimento;
  • aumenta l’indipendenza grazie alla stimolazione dell’ambiente che circonda il piccolo che avrà modo di interagire, ascoltare e vedere tutto ciò che è attorno a lui.

Hai visto quanti benefici porta il contatto?

Troppo spesso parliamo di capricci, vizi e abitudini difficili da togliere quando saranno grandi. A volte sono proprio le persone più vicine a noi a metterci nella condizione di dubitare delle nostre scelte e a voler prendere decisioni al posto nostro. Siamo figlie, madri della generazione del basso contatto e ci hanno messo in testa che un bacio, una carezza in più del dovuto è sbagliato. Una brutta abitudine egoistica a cui dover porre rimedio altrimenti possono abituarsi e togliere il vizio è un lavoraccio. Affermare che un bambino in fascia o in braccio si abitui è come dire che dopo sette mesi nel grembo della mamma l’abitudine è così tanta che è giunto il momento di partorire. E se così fosse nascere a 32 settimane dovrebbe diventare l’abitudine o no?

La verità è che neonato ad alto contatto è solo un altro modo per dire:

  • accoglienza;
  • amore;
  • calore.

Tutte cose che fano parte di bisogni e non capricci.

capricci-bambini

Cosa ne pensi? Che tipo di esperienza hai avuto con il babywearing? Ti aspetto nei commenti, e se hai bisogno contattami senza impegno.

Ti segnalo che è online il primo videocorso sui pannolini lavabili: non perdere l’occasione di scoprire un nuovo modo più consapevole, green, ed economico di gestire il cambio pannolino!

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verde giada

Ciao, sono Giada Roncoroni, infermiera specializzata in allattamento al seno, consulente babywearing e titolare di una pannolinoteca lavabile. Sono libera professionista e mamma di tre bambini piccoli. Scopri sul mio sito come posso aiutarti nel tuo percorso sulla strada della genitorialità