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Moda bimbi sostenibile! Una scelta di cuore e di testa

Probabilmente tutte possiamo rivederci nella noi stessa adolescente, presa dalla frenesia dello shopping al momento dei saldi, ma cosa succede adesso che siamo mamme alle prese con la moda bimbi? Io, come ben sai, faccio una scelta sostenibile, per l’ambiente, contro gli sprechi, anche economici: meno per più tempo; più qualità meno fast! E tu che ne dici? Se vuoi saperne di più continua a leggere! 

Moda bimbi e spreco: considerazioni

 Probabilmente tutte concordate nel sentire giustificata la spesa di 200 euro in un negozio di abbigliamento, a patto di uscirne stracolmi di sacchetti pieni di capi. Se spendiamo tanti soldi in abbigliamento vogliamo la soddisfazione di vedere il nostro guardaroba completamente rinnovato, vogliamo avere le mani piene di capi acquistati a poco perché “Guarda che affare, con 100 euro ho comprato una giacca, un cappotto, due paia di scarpe, 4 magliette, un cappello e un maglione!”. Ma siamo sicuri che questo sia davvero un affare?

Viviamo nel mondo dello spreco, nel mondo dell’usa e getta (ecco perché ho scelto I pannolini lavabili per i miei bambini, prima da mamma, poi da professionista). Un mondo nel quale, spesso, se vediamo che una maglietta costa 2 euro nemmeno la proviamo prima di acquistarla, perché tanto l’abbiamo pagata 2 euro. Mal che vada non la indosseremo, o la butteremo via.

Ecco, questo è esattamente il ragionamento che rende anche l’abbigliamento l’ennesimo spreco, l’ennesimo articolo usa e getta (forse non lo sai, ma al mondo esistono dei deserti sterminati di vestiti della moda usa e getta buttati via).

Sai qual è il costo reale di una maglietta che noi paghiamo 2 euro? Pensaci. Per produrre un capo d’abbigliamento servono materie prime: quindi serve reperirle, coltivarle e raccoglierle nel caso, ad esempio, di cotone e bambù, allevarle nel caso di lana e seta, poi serve filarle, lavarle, colorarle, tesserle, tagliarle, cucirle, etichettarle, imballarle, spedirle, esporle, infine venderle. Come può, tutto questo, costare così poco? Come può, da un capo finito che costa così poco, essere ricavato uno stipendio dignitoso per i prestatori di manodopera che quel prodotto le creano? La risposta è che non può. Il vero costo della fast fashion va ben oltre quei due euro che vediamo sullo scontrino. E se ti interessa approfondire questo argomento, io credo che chiunque abbia il dovere di visionare questo documentario: (35) The True Cost: Who Pays the Real Price for YOUR Clothes | Investigative Documentary – YouTube ti avverto che alcune scene sono davvero forti, ma a maggior ragione la ritengo una verità su cui è ora di smettere di chiudere gli occhi.

Come possiamo evitare di essere parte di questa catena di sfruttamento?

Come impedire questo sfruttamento e allo stesso tempo apportare vantaggi al nostro modo di vivere (anche economici se ci pensi bene)?Innanzitutto rendercene conto è la prima cosa davvero importante da fare. Già solo una presa di coscienza è l’inizio della strada verso un mindset di meno spreco.

Poi le regole d’oro, che valgono per la moda bimbi, e ovviamente anche per noi genitori:

1 Acquista meno e usa di più… sì, anche per la moda bimbi!

Comprare 10 magliette in poliestere a 7 euro costa esattamente quanto comprarne una in canapa bio a 70 euro (cooooosa?? 70 euro per una maglietta??), ma la useremo tantissimo, sia perché l’abbiamo pagata tanto, sia perché la qualità infinitamente migliore del tessuto ci porterà a non poter più fare a meno di tenerla sempre addosso. E anche lo stato di usura sarà inferiore: durerà di più!

2 Valuta l’usato

Ciò che a te non piace più può piacere a qualcun altro, e specialmente quando si parla di bambini, possiamo essere sicuri di avere in mano capi quasi nuovi: se sei genitore sai che i bambini crescono talmente in fretta da non avere tempo di usurare i vestiti di una taglia che è già ora di passare alla taglia successiva. E anche per quanto riguarda noi adulti: una volta lavato, un capo d’abbigliamento è tranquillamente riutilizzabile anche se proviene da una persona estranea;

3 Chiediti sempre “ma questa cosa mi serve davvero?”

Gli studi ci dimostrano che spesso la soddisfazione dell’acquisto di un articolo che ci faceva gola ma non ci serviva dura al massimo 2 settimane, poi passa e magari quell’acquisto ce lo dimentichiamo perché non ci serviva davvero. Mentre se abbiamo una necessità reale, quell’acquisto farà parte della nostra quotidianità e ne ammortizzeremo bene la spesa. Quindi, al momento dei saldi, quando le vetrine ti buttano in faccia che hai bisogno di acquistare qualsiasi cosa tu abbia intorno, prova a fermarti e pensare se quella cosa ti serviva anche prima degli sconti. Perché se davvero ne hai bisogno, questa necessità c’era anche prima. Ovvio se ti serviva prima e aspetti i saldi per comprarla non c’è nulla di male, anzi è una scelta intelligente.

Parliamo un po’ di fibre tessili della moda bimbi (o adulti) sostenibile

Spesso indossiamo capi senza leggere l’etichetta, attratti solo dal prezzo, dall’estetica o dalla versatilità.

seta-bambini

Anche solo imparare a leggere le etichette ci aiuta ad essere più sostenibili, perché i capi con alte percentuali di fibre naturali sono più duraturi, ci stanno meglio addosso e tendenzialmente derivano da ditte attente alla tutela dei lavoratori e alla coltivazione delle materie prime.

Le fibre tessili naturali possono essere suddivise in due grossi insiemi:

  • fibre di derivazione animale (lana e seta);
  • e fibre di derivazione vegetale (bambù, cotone, lino, canapa e molti altri).

Le fibre di derivazione animale

La lana può derivare da vari animali: alpaca, pecora merinos, capra mohair,… ed è un tessuto in gradi di termoregolare, mantenendo e favorendo il calore corporeo; è antibatterico ed estremamente traspirante. E’ un tessuto particolarmente indicato per le mezze stagioni e le stagioni fredde, per quei capi che richiedono la massima tenuta di calore, come calzini, maglioni, cappelli e giacche.

La seta, invece, deriva proprio dal baco da seta, e tendenzialmente la lunghezza del filo che si ricava dal bozzolo del baco è direttamente proporzionale alla qualità dello stesso, ecco perché, ad esempio, la seta buretta costa tendenzialmente meno ed è più etica: per far sì che il filo non venga spezzato dalla fuoriuscita del baco ormai farfalla dal bozzolo, questo viene bollito vivo e poi il filo sdipanato. La seta buretta invece prevede di aspettare che il baco esca dal bozzolo in modo naturale, ottenendo però un filo spezzato e quindi meno pregiato. La seta è un tessuto passe par touttiene caldo in inverno e fresco in estate, e abbinato alla lana crea una combinazione perfetta di capi per l’abbigliamento intimo. Canottiere e magliette in lana seta sono l’intimo perfetto per l’inverno, l’aggiunta della seta toglie quella sensazione di prurito che può dare la lana su pelli non abituate, termoregola e scalda tantissimo. Io ho 3 bambini piccoli ed iniziare a vestirli (e vestire me stessa e il mio compagno) con intimo in lana seta è stata la svolta. Ecco perché è consigliata per la moda bimbi, anche se una cosa che in pochi sanno!

Di contro, queste fibre hanno il fatto di essere più delicate e che lavarle, specie se macchiate da bimbi piccoli che tendono ad ingegnarsi nei modi più disparati per ungere i capi più delicati del proprio guardaroba.

Le fibre vegetali

Le fibre vegetali, invece, hanno il pregio di essere fresche e traspiranti, non termoregolatrici, più resistenti e versatili nel lavaggio.

fibre-tessili-naturali

La canapa e il lino sono fibre relativamente delicate, estremamente fresche e anti odore (ho una maglietta in 100% canapa indossata un’estate intera quasi ogni giorno, che lavavo ogni 3 giorni e che non puzzava mai), mentre cotone e bambù sono molto performanti, possono essere tessuti “da battaglia” perché si possono tranquillamente lavare ad alte temperature e smacchiare con prodotti più aggressivi (anche se dal punto di vista ambientale non è auspicabile). Non sono molto indicati per il freddo, ma vanno benissimo per coprire l’intimo in lana seta, ad esempio, oppure nella loro versione felpata. 

Il bello delle fibre naturali è che, se si impara ad acquistarle e usarle in modo mirato ed ottimizzato, ne servono pochissimi capi (la lana seta si lava e cambia una volta a settimana per gli adulti, per i bambini io non la lavo proprio a meno che non sia sporca, la metto semplicemente all’aria una notte e poi torna nel cassetto), e un armadio minimal è sicuramente più sostenibile di uno che ogni anno necessita rinnovamenti per la scarsa qualità dei capi o per l’ottica dello shopping di cui si parlava all’inizio dell’articolo (ne abbiamo parlato anche a proposito dell’abbigliamento sostenibile). Inoltre, fatta eccezione per cotone e bambù, le fibre naturali richiedono lavaggi molto meno frequenti, cosa che va ad impattare sulle lavatrici, sull’uso di detersivi (che spesso diventano naturali e con un buon INCI nel momento in cui ci si approccia a fibre delicate, aprendo la via ad un’altra trasformazione della pratica quotidiana del bucato, in favore dell’ambiente), sul consumo di corrente… Ecco perché, approcciarsi a questo mondo fa guadagnare in benessere, freschi d’estate e caldi d’inverno, e ha un impatto positivo sull’ambiente.

E le tasche?

 Si potrebbe pensare che ciò vada a discapito del portafogli: i capi naturali, spesso certificati e con materiali ricercati, costano molto di più dei vestiti fast fashion. Un maglione che in poliestere potremmo pagare 15 euro costa sui 120 in lana merinos, ancora di più in cashmere. Una canottiera in lana seta costa sui 12 euro. Ma la differenza è la quantità e la forma mentis: acquistare poco, di qualità, per usarlo a lungo. Non succederà più di acquistare un capo senza pensarci bene e senza che serva davvero perchè “tanto l’ho pagato 2 euro”, non esisterà più la soddisfazione delle massimo due settimane post acquisto, perchè un capo che abbiamo pagato 150 euro lo coccoleremo e useremo ogni giorno e con grande soddisfazione. Inoltre 10 maglioni a 15 euro costano esattamente quanto uno a 150. E in ogni caso, essendo le fibre naturali di qualità e durature, andare sull’usato è un’ottima idea e un ottimo modo di per risparmiare soldi. Esistono diverse app per gli acquisti in questo senso, e vi si trova davvero tantissimo in qualsiasi categoria.

I miei shop online preferiti di moda bimbi, e non solo

Attenzione a non far diventare Vinted e simili, la scusa per fare acquisti folli perché “tanto poi c’è Vinted”, perché torniamo alla mentalità dello spreco e del fast fashion.

Non è semplicissimo trovare negozi e catene di abbigliamento naturale, rigenerato e sostenibile. Qui i miei shop online preferiti che non possono deludere:

-lizè natural clothing

-WearMe (dove puoi usare il mio codice sconto VERDEGIADA per acquisti sopra i 100 euro)

-cashmerefolie

-rifolab

-iversiliani

-mum4mum

-altramoda vestire bio

-nordicbabyit

Tu ne conosci altri? Cosa ne pensi della moda sostenibile per i bambini e per noi genitori? Fammi sapere cosa ne pensi o contattami per un confronto.

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verde giada

Ciao, sono Giada Roncoroni, infermiera specializzata in allattamento al seno, consulente babywearing e titolare di una pannolinoteca lavabile. Sono libera professionista e mamma di tre bambini piccoli. Scopri sul mio sito come posso aiutarti nel tuo percorso sulla strada della genitorialità